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Perché la persona viene prima dello stato

E' nata una grande polemica, sui giornali e sui blog, per le parole di Benedetto XVI nella lettera inviata al Convegno di Norcia. Nella ricerca affannosa delle parole per fornire il mio punto di vista, mi sono imbattuto in questo articolo di Sergio Soave sul Foglio di oggi, col quale mi trovo in perfetta sintonia. Queste parole esprimono perfettamente le mie obiezioni alle polemiche, tra l'altro supportandole con citazioni a me del tutto sconosciute e che, per ignoranza, non avrei potuto utilizzare.

Laicità, l’inutile scandalo per le parole di Ratzinger (Tocqueville docet) di Sergio Soave

"L’affermazione di Benedetto XVI, secondo cui “i diritti fondamentali non vengono creati dal legislatore, ma sono iscritti nella natura stessa della persona umana”, che ovviamente, per un pontefice, “sono pertanto rinviabili ultimamente al creatore”, ha suscitato un (etimologicamente) incredibile pandemonio. In realtà si tratta di un’affermazione che avrebbe potuto benissimo fare, e in realtà in forme appena diverse, ha fatto anche Jean Jaques Rousseau. Sostenere che l’organizzazione umana è basata su un “contratto sociale”, implica che sia la persona il portatore di diritti, che accetta di limitare in considerazione degli eguali diritti altrui. La persona, la grande creazione ideologica del cristianesimo su cui si è fondato l’occidente, precede, sia logicamente sia storicamente, il suddito e il cittadino moderni.
Sta qui il fondamento della laicità, cioè della libertà, nel riconoscimento che non è lo Stato a distribuire i diritti fondamentali, perché in quel caso sarebbe anche autorizzato a toglierli, com’è appunto accaduto agli Stati etici, da quello terrorista di Maximilien Robespierre, a quello pagano di Adolf Hitler, a quello comunista di Josif Stalin.
D’altra parte la connessione tra democrazia e concezione cristiana della persona è assai stretta, ed è stata notata fin dall’inizio da un osservatore acuto come Alexis De Tocqueville. Nel libro “Democrazia in America”, scritto nel 1840, si può leggere che “le religioni devono saper delimitare la propria sfera di azione. Maometto, ad esempio, ha fatto discendere dal cielo e ha messo nel Corano non solo dottrine religiose, ma anche massime politiche, leggi civili e penali e teorie scientifiche. Il Vangelo, invece, parla solo dei rapporti degli uomini con Dio e fra di loro. Questa sola, fra mille ragioni, basterebbe a mostrare che la prima di queste due religioni non potrà dominare a lungo in tempi di civiltà e di democrazia”. Come si vede, un tema su cui oggi ci si interroga drammaticamente, la compatibilità tra islam e democrazia, era già stato affrontato con esito pessimistico dal laico Tocqueville più di centocinquant’anni fa.
Se non si accetta che i diritti umani precedano lo Stato, si dovrebbe arrivare alla paradossale conclusione che ha ragione Saddam Hussein quando sostiene di non aver violato le leggi del suo regime, che consistevano in sostanza nell’assoggettamento di tutti al suo volere dispotico. Gli Stati, almeno quelli liberali e democratici, riconoscono e tutelano diritti che sono dell’uomo, non li creano. I laicisti pensano che questa sia una limitazione dello Stato, al quale chiedono di trasformare i desideri in bisogni e i bisogni in diritti. E’ questo il nocciolo della controversia sulla fecondazione assistita, che si ripropone per la selezione genetica e per la manipolazione della mente attraverso le neuroscienze.
L’unicità e inviolabilità della persona umana, che i credenti fanno risalire a un dono di Dio, è il fondamento di una cultura della vita che è anche alla base della concezione di libertà su cui si fonda la laicità dello Stato. L’illusione scientista, non il pensiero scientifico, porta a superare il senso del limite connaturato alla dignità della persona. Da lì è venuto l’obbrobrio eugenetico, praticato dal nazismo ma anche dalle democrazie scandinave, da lì viene la riproposizione genetica del razzismo (l’ebreo razzialmente intelligente di cui si parla oggi è speculare a quello inferiore). Se la persona non precede lo Stato, non si può difendere da lui, secondo il più laico dei principi."

Tratto da Il Foglio, giovedì 20/10/2005.
 

Un disegno intelligente - 2 (Introduzione alla cosmologia)

Seconda puntata. [Puntata precedente]
Menu del giorno: introduzione alla cosmologia.
Cosmology is the study of the universe as a whole - its structure, origin, and development. The subjects cosmology addresses are profound, both scientifically and theologically.
(The Big Bang, Stephen Hawking, and God – Henry F. Schaefer III)

Si può cercare di definire la cosmologia attraverso le domande che essa si pone. E per questo si fa riferimento al lavoro di Hugh Ross, The Fingerprint of God:
1) Is our universe finite or infinite in size and content?
2) Has this universe been here forever or did it have a beginning?
3) Was the universe created?
4) If the universe was not created, how did it get here?
5) If the universe was created, how was this creation accomplished, and what can we learn about the agent and events of creation?
6) Who or what governs the laws and constants of physics?
7) Are such laws the products of chance or have they been designed?
8) How do the laws and constants of physics relate to the support and development of life?
9) Is there any knowable existence beyond the apparently observed dimensions of our universe?
10) Do we expect our universe to expand forever, or is a period of contraction to be followed by a big crunch?

Attualmente la più diffusa e plausibile risposta alla seconda domanda è la teoria del Big Bang. Attenzione, teoria. Sebbene sia numerose le conferme che si sono trovate negli anni (e di cui vi parlerò a breve), quella del Big Bang resta ancora una teoria. Proprio come l’evoluzionismo di Darwin, per chi se lo fosse dimenticato.
Ma andiamo con ordine.

Fu un errore di Albert Einstein a dare il via allo studio sulle origini dell'universo. Fino agli inizi del secolo, le leggi della meccanica classica di Isaac Newton prevedevano che il tempo scorresse sempre e ovunque a una velocità fissa e che lo spazio si estendesse all'infinito in modo uniforme. Si credeva insomma in un cosmo infinito e immutabile, e non si vedeva la necessità di speculare su un inizio e un'evoluzione dell'universo.

1916: Einstein pubblicò la teoria della relatività generale e provò ad applicarla alla struttura dell'universo, concludendo che il cosmo si va contraendo sotto l'azione delle forze gravitazionali esercitate da galassie, stelle etc. Ma poiché all'epoca si pensava che l'universo fosse perenne e immutabile, Einstein aggiunse nella sua teoria una "costante cosmologica", che creava una forza repulsiva in grado quindi di opporsi alla contrazione dell'universo. Concepì quindi un modello di cosmo fisso che né si contrae né si espande. Questa teoria fu poi perfezionata da un giovane matematico russo, Alex Friedmann (1888-1925), che ipotizzò tre possibilità a proposito dell'evoluzione dell'universo in base alla densità della materia che contiene: un universo in continua espansione, uno che a un certo punto cessa di espandersi e comincia a contrarsi, un altro ancora che continua a espandersi ma di poco e a velocità moderata.

1929: l'astronomo americano Edwin Hubble mostrò che l'universo è in espansione. Misurando la distanza che ci separa da galassie lontane, provò a stabilire a quale velocità si stessero allontanando. Per misurare tale velocità ci si basa sulla lunghezza d'onda (il colore) della luce proveniente da esse. Pensate a quando passa un'ambulanza e il suono della sirena diventa da più acuto più grave: è l'"effetto Doppler", dovuto alle variazioni della lunghezza delle onde a seconda della distanza della fonte sonora. Poiché anche la luce ha natura ondulatoria, quando la sorgente luminosa si allontana, la lunghezza d'onda aumenta e la luce che percepiamo si sposta verso il colore rosso (nello spettro della luce, le componenti rosse hanno lunghezza d'onda maggiore e quelle blu-violette minore). Hubble scoprì così che le galassie si allontanano a una velocità maggiore quanto più sono lontane: ciò significa che l'universo si sta espandendo.
Quando Einstein seppe di questo risultato definì "il più grande errore della sua vita" la sua teoria sull'universo immutabile. Ma questa volta, come vedremo, aveva torto. All'inizio fu un globo di fuoco Se è vero che l'universo è in espansione, in passato dovrebbe essere stato sempre più piccolo.

1927: lo scienziato e sacerdote belga Georges Lemaître (1894-1966) ipotizzò che l'universo si fosse generato da un composto di atomi ad altissima concentrazione.

1946: George Gamow (1904-1968), un fisico Americano di origine russa, propose che la primitiva "palla di fuoco", il Big Bang, fosse un’intensa concentrazione di pura energia. Essa fu la sorgente di tutta la materia che oggi esiste nell’universo. Lo hot Big Bang model, estensione dell’originario modello del Big Bang, predice che tutte le galassie debbano allontanarsi le une dalle altre ad elevata velocità come risultato dell’evento iniziale, descritto come un’unica esplosione. Quindi l’intero universo fisico, tutta la materia e l’energia e anche le quattro dimensioni di tempo e spazio hanno avuto origine da uno stato di infinita, o quasi infinita, densità, temperatura e pressione.

Ma se il Big Bang si verificò effettivamente, dovrebbe essere possibile rintracciare ancora oggi il residuo delle radiazioni elettromagnetiche di quella gigantesca esplosione. In particolare, 300mila anni dopo il Big Bang, quando l'universo era ancora neonato, la sua temperatura si sarebbe abbassata fino a circa 4000 gradi. Ciò avrebbe reso possibile la formazione degli atomi e la palla di fuoco opaca dei primi momenti sarebbe diventata via via più trasparente, consentendo all'universo di diventare visibile. La luce di quell'epoca, che ancora viaggia a causa dell'espansione dell'universo, si sarebbe potuta osservare sotto forma di particolari onde elettromagnetiche. Si tratta della cosiddetta "radiazione di fondo dell'universo", teorizzata già nel 1940 dallo stesso Gamow e da un altro grande fisico, Hans Bethe.

1965: Arno Penzias (1933-) e Robert Wilson (1936-) compiendo esperimenti ai laboratori telefonici Bell per la realizzazione di antenne per comunicazioni satellitari, captarono interferenze sonore che non si riusciva in alcun modo a spiegare. In particolare, Penzias e Wilson captarono delle "strane" microonde, della lunghezza d'onda di 3,2 centimetri, che giungevano da ogni parte dell'universo. Sulle prime non riuscirono a capire il fenomeno, tanto che qualcuno ipotizzò che si trattasse di interferenze provocate da escrementi di piccioni che avevano fatto il nido sull'antenna, ma poi collegarono la scoperta alla teoria del Big Bang.
Così, con l'aiuto del fisico Robert Dicke dell'Università di Princeton, che aveva ripreso la teoria di Gamow e Bethe perfezionandola, si capì finalmente che doveva trattarsi proprio della fatidica "radiazione di fondo", chiamata anche "radiazione fossile", prevista dalla teoria del Big Bang.

1981: l'americano Alan Guth del Massachusetts Institute of Technology e il giapponese Kazuhiro Sato presentarono, indipendentemente l'uno dall'altro, la teoria del "universo inflazionario", basata sulle ricerche rivolte all'unificazione delle forze fondamentali della natura.
Si tratta di una teoria secondo la quale il super-microuniverso si sarebbe espanso, alla nascita, in una maniera vertiginosa: in un solo decimo di milionesimo di miliardesimo di miliardesimo di miliardesimo di secondo (10-34 secondi) avrebbe aumentato il suo volume di dieci miliardi di miliardi di miliardi di miliardi di miliardi di miliardi di miliardi di miliardi di miliardi di miliardi di volte (1 con 100 zeri) Per spiegare questa improvvisa espansione dell'universo appena nato, i due fisici hanno ipotizzato che il vuoto stesso, cioè la condizione dell'universo prima del Big Bang, fosse un "vuoto ad alta energia". Tale energia del vuoto rispecchia esattamente la teoria di Einstein e da lui considerata "il più grande errore della sua vita".
Einstein introdusse una forza per bilanciare la forza di gravitazione che tendeva ad avvicinare le galassie, col risultato che ognuna annulla l'altra. Queste due forze, il cui risultato è nullo ma che sono ben presenti, avrebbero quindi potuto essere presenti nel "vuoto" originario. Secondo la teoria dell'universo inflazionario, il cosmo fu soggetto a un'improvvisa espansione ("inflazione") ad opera di questa energia del vuoto.

1992: il satellite americano Cobe (Cosmic Background Explorer), che ha registrato piccole fluttuazioni ("ripple") nella radiazione cosmica dei fondo (quella che costituisce la "traccia" del Big Bang), risalenti a un'epoca in cui l'universo aveva "soltanto" dieci milioni di anni. Tali fluttuazioni erano soltanto di un centomillesimo, ma secondo i cosmologi possono spiegare bene il processo che ha poi portato alla formazione delle galassie.

2002: il satellite WMAP ha permesso di realizzare la più accurata e dettagliata "fotografia" dell’universo vicino al momento della sua origine.
L’immagine registrata dal satellite della NASA mostra la radiazione cosmica (microonde) che ha pervaso il cosmo 380mila anni dopo il Big Bang.
Secondo gli scienziati della NASA le oscillazioni (ripple) nella radiazione contrassegnano i primordiali blocchi costitutivi di supercluster – immensi nugoli e catene di galassie attraversano l’universo attuale.
Dall’analisi delle oscillazioni, gli scienziati hanno concluso che l’universo ha 13,7 miliardi di anni e che continuerà ad espandersi finché non si dissiperà come una nuvola. Inoltre, sulla base delle analisi delle immagini di WMAP, gli scienziati hanno concluso che le primissime stelle si sono formate 200 milioni di anni dopo il Big Bang. Questa scoperta rappresenta un balzo indietro di diverse centinaia di milioni di anni rispetto a quanto si pensava.
Sempre grazie alle immagini di WMAP, si è dedotto che solo il 4% dell’universo è costituito dalla materia che conosciamo. La parte restante è costituita dalle cosiddette materia oscura e energia oscura, sulle quali non si hanno praticamente informazioni.
Tutte queste scoperte sono dovute al fatto che le osservazioni di WMAP hanno fornito una "mappa" con una risoluzione elevatissima della radiazione di fondo dell’universo, talmente alta da rivelare spettrali "strutture" con dimensioni nell’ordine di centinaia di migliaia di anni luce, pressappoco come le più grandi galassie.

Joseph Silk e i suoi collaboratori hanno fornito una breve sintesi dell’evidenza della teoria del Big Bang in un paper pubblicato sulla rivista Science (17 Febbraio 1995):
"The hot big bang model is enormously successful. It provides the framework for understanding the expansion of the universe, the cosmic background radiation, and the primeval abundance of light elements, as well as a general picture of how the structure seen in the universe today was formed."

Per concludere, rispondo alla domanda che voi tutti vi starete facendo: perché questo interminabile post sulla teoria del Big Bang? Di certo non è la prova scientifica dell’esistenza di un disegno intelligente, anche perché nemmeno esiste la certezza scientifica della sua validità. Tuttavia la teoria del Big Bang è avversata da molti degli scienziati che rifiutano l’ipotesi dell’esistenza di un disegno superiore, di una causa intelligente che ha dato origine al nostro universo.
Ma questo sarà argomento della prossima puntata…
 

Un disegno intelligente - 1

Esordisco avvertendovi che per comodità mia, e vostra, questo argomento verrà trattato in diverse "puntate" perché di dimensioni davvero gargantuesche. (Scusate la scelta dei termini ma ho appena rivisto Kill Bill vol. 2).

Il primo nodo da scogliere è: perché ho deciso di parlarne? Il motivo sta nel fatto che nell’ultimo mese sono venuti alla luce diversi articoli riguardanti il dibattito tra neo-creazionisti e neo-darwinisti. In particolare due di questi, Le laiche ragioni di Harris pro disegno intelligente (Il Foglio – sabato 08 ottobre 2005 ) e I neodarwinisti devoti (e un disegno più intelligente di loro) di Marco Bersanelli (Tempi - num.41 del 06/10/2005), hanno risvegliato un argomento che mi è sempre stato molto a cuore.

Dato per scontato che la presenza di un disegno intelligente sottintenda anche la presenza di un’entità superiore che ha definito tale disegno, ciò che mi propongo non è portare prove di indiscutibile valore scientifico, ma almeno di fornire alcune ragionevoli evidenze dell’esistenza di un Dio nell’universo.E qui ho citato la lezione di Henry F. Schaefer III, The Big Bang, Stephen Hawking, and God (“I do not think we have indisputable scientific proof of the existence of God. But I am convinced that we do have, in the big bang understanding, some very good evidence for the existence of the transcendent God of the universe.”), che consiglio a chiunque di leggere e che comunque ritornerà spesso spesso nel trattare la teoria del Big Bang. Ma non voglio anticipare troppo le puntate che verranno.

Per introdurre il dibattito faccio riferimento in primis all’articolo di Bersanelli.
“Il dibattito sull'evoluzione si è surriscaldato con il lancio in grande stile negli Stati Uniti del movimento neo-creazionista chiamato "Intelligent Design", per gli amici Id. è sicuramente un passo avanti per il tradizionale mondo creazionista americano, finora dominato da gruppi fondamentalisti protestanti che pretendono di usare nelle scuole la Bibbia come testo scientifico di cosmologia e biologia, facendo la fortuna di chi mira a ridicolizzare la fede giudaico-cristiana nella creazione del mondo e dell'uomo. Quelli dell'Id invece sono scienziati seri, formati nelle migliori università Usa, ben attrezzati per alzare la qualità del dibattito. Un merito che tutti dovrebbero riconoscere.
Di riflesso sta crescendo la discussione a livello scientifico sulle teorie neo-darwiniste. Un fatto salutare. Perché se l'evoluzione biologica è un fatto supportato da innumerevoli evidenze fossili e genetiche, il "neo-darwinismo" è solo una teoria, non da tutti ritenuta soddisfacente, che cerca di spiegarne i meccanismi: scientificamente la questione è aperta. Ed è una teoria indebitamente esaltata per ragioni ideologiche. Lo stesso termine "neo-darwinismo" è diventato ambiguo, sinonimo di una posizione filosofica più che di una ipotesi scientifica, come documenta l'infelice intervento di James Watson sul Corriere della Sera del 29 settembre: «Uno dei doni più grandi che la scienza - e in particolare il darwinismo - ha fatto al mondo è la continua eliminazione del soprannaturale». è la stessa intransigenza dei vetero-creazionisti, questa volta al servizio del dogma materialista e scientista.”

Ma chi si riempie la bocca di frasi come “evoluzione della specie”, “selezione naturale”, etc. dovrebbe leggersi le parole di Lee Harris, pensatore laico americano, autore di “Civilization and Its Enemies” (Simon and Schuster) e collaboratore di Policy Review e del Wall Street Journal. Questi prima di tutto smentisce la pretesa di considerare Darwin come uno strenuo avversario della tradizione religiosa, in particolare giudaico-cristiana.
“Darwin era molto lontano dal voler liquidare la cristianità, ne voleva anzi l’espansione attraverso il mondo. Non commise l’errore di guardare alla religione come a un tentativo difettoso di giungere a conclusioni scientifiche attraverso premesse nonscientifiche. Era a conoscenza del cannibalismo, dei sacrifici umani, dell’infanticidio e della poligamia. Riconobbe che, anche se la rivelazione non fosse stata letteralmente vera, era un significato in grado di trasformare i selvaggi in uomini e donne civilizzati. Questo approccio sarebbe diventato il marchio di fabbrica del pragmatismo americano, così come è stato esposto da William James. Anche per James era abbastanza irrilevante che la
rivelazione fosse letteralmente vera. Ciò che era importante era l’effetto che questa verità rivelata aveva
avuto sugli individui e la comunità. Non sono ateo, ma nemmeno agnostico, penso che il più grande portato della cristianità sia stato l’aver plasmato il mondo con la più umana delle concezioni della libertà. E da laico spero che continui a farlo. Se non ci fosse, l’umanità avrebbe davanti un futuro disperato”.

Il problema oggi è che ci sono due campi opposti che non condividono un terreno comune: da un lato gli scienziati atei e materialisti che giudicano il disegno intelligente come un’illusione; dall’altro coloro che propongono che il disegno intelligente debba essere insegnato come una teoria scientifica.
“Ma attenzione. Alcune argomentazioni ID cercano le evidenze del "disegno intelligente", che guiderebbe l'evoluzione della complessità biologica, nelle lacune che affliggono le attuali teorie scientifiche. Ricordano un po' la posizione di Newton, che invocava l'azione divina per controbilanciare la forza di gravità che altrimenti avrebbe fatto collassare il sistema solare. Una nuova forma della vecchia tentazione di "dimostrare" Dio su base sperimentale. Ma come, il ruolo di Dio sarebbe quello di "tappare i buchi" lasciati dalla scienza? Forse che la forza di gravità, e le altre cose che la scienza in qualche modo "spiega", non vengono anch'esse da Dio? E poi, se i buchi si riempiono, Dio che fine fa? E soprattutto, chi siamo noi per giudicare come il Creatore avrebbe dovuto fare le cose? L'uomo razionale e libero non ha paura della libertà di Dio, non gli detta condizioni. Può invece ammirarne l'opera, anche grazie alla scienza, se non è offuscato dal pregiudizio.”

E queste non sono le parole di un teologo, ma di uno scienziato, un docente di astrofisica dell’Università di Milano.

[Puntata successiva]
 

Fanta-primarie

Ho letto questo articolo diverso tempo fa su Tempi (num.38 del 15/09/2005) e me ne ero quasi dimenticato, ma visto che siamo ormai in odore di primarie dell’Unione ho deciso di riproporvelo. A breve vedremo quanto queste previsioni, a prima vista un po’ fantascientifiche, risulteranno veritiere.

STAFFETTA PRIMARIE
Prodi candidato dell’Unione? Nemmeno per sogno, le primarie saranno la pietra tombale del Professore a vantaggio di Veltroni. Un assetto benedetto dal trio D'Alema- Fini – Berlusconi in nome del presidenzialismo e della corsa al Colle.

di Bottarelli Mauro

“Se un candidato premier alla vigilia delle primarie non trova di meglio da dire che "vince chi prende un voto più del secondo" significa che sa di essere arrivato al capolinea. Comunque vadano a finire, queste consultazioni saranno la pietra tombale di Romano Prodi. Se saranno "regolari" Bertinotti prenderà un sacco di voti, qualcosa come il 15-20 per cento, comunque una percentuale non ignorabile e che costringerà il Professore a scendere a patti con Rifondazione, il che significa sottostare ai massimalisti di Prc, Pdci, Verdi, Italia dei Valori e correntone Ds. Ovvero, ingovernabilità e crisi di governo entro, al massimo, un biennio. Se invece saranno "drogate", come qualcuno lascia intendere, allora da Rifondazione partirà l'ordine di scuderia dell'astensione o del voto per Prodi, un'incoronazione numerica che comunque Romano pagherà in moneta sonante: una simile decisione comporta infatti un patto con Bertinotti per l'eventuale governo, una cambiale che l'intera Unione si troverà costretta a pagare. E il cui prezzo è tutto da valutare. Una cosa è certa: al 99 per cento Romano Prodi non sarà il candidato premier della coalizione nel 2006, il nome è quello di Walter Veltroni, già alle batterie di partenza dopo un fortunato rodaggio come amministratore della capitale. Lui metterebbe d'accordo tutti, i pacifisti e i riformisti, i filo-atlantici e i No global con cui ha convissuto all'interno della stessa giunta capitolina, Mastella e Diliberto. E se venisse sconfitto, ovvero se Silvio Berlusconi dovesse vincere ugualmente le elezioni l'anno prossimo, Massimo D'Alema sarebbe pronto per il Quirinale con la benedizione della Chiesa”.
A parlare così non è un pazzo né un politologo particolarmente in vena di estrosità, bensì un esponente diessino coperto dal segreto professionale, una confessione off-the-record che ricorda molto le regole di Chatham House. Partiamo dal fondo, per cercare di capirci qualcosa. Cosa significa che Massimo D'Alema - autocandidatosi presidente della Repubblica con un'alluvionale intervista alla Stampa - potrebbe godere dell'appoggio d'Oltretevere per la salita al Colle? Semplice. Nei giorni difficili della difesa ad oltranza di Antonio Fazio, i cardinali Angelo Sodano, Giovanni Battista Re e Camillo Ruini hanno infatti trovato un alleato a sorpresa: proprio Massimo D'Alema. Il presidente Ds condivide infatti le preoccupazioni della Chiesa sulle "influenze esterne", visto che dietro le intercettazioni e le uscite di Mario Monti sul "grande centro" vede la manina dei poteri che non amano il bipolarismo fondato sull'alternanza Berlusconi-Ds. “Fausto, perché sei contro i compagni dell'Unipol e fai il tifo per i massoni del Banco di Bilbao?”, ha chiesto in tal senso Baffino a Bertinotti qualche settimana fa. In Vaticano la raccontano così: “D'Alema con la massoneria internazionale aveva fatto un patto all'epoca del suo ingresso a Palazzo Chigi, negli anni del clintonismo e della Terza Via ispirata da personaggi come Soros, espressione delle consorterie internazionali. La guerra in Kosovo è stato il momento più importante di questa strana alleanza. Poi il patto è saltato, D'Alema ha riscoperto il primato della politica ed è diventato un nemico”. Come scriveva qualche giorno fa Giuliano Ferrara, intorno alla vicenda Bankitakia c'è sventolio di grembiulini. E questa volta Baffino ha deciso di tenersi a distanza dai poteri forti, scegliendo la strada del basso profilo per tutta l'estate e intervenendo nel dibattito politico soltanto nel momento di massima necessità: in vista delle primarie, con la politica italiana in piena bufera e soprattutto con una missione chiara, lanciare il proprio nome per il Colle al fine di depotenziare - o almeno creare attrito - il grande favorito, ovvero Giuliano Amato.

Se il centrodestra sembra devastato dalle faide interne, a sinistra il clima non è nei fatti molto migliore anche se - come nello spogliatoio del Milan - all'esterno filtra poco, pochissimo. Eppure al Botteghino più d'uno sarebbe pronto a scommettere sul cambio di cavallo in corsa alle elezioni del 2006, soprattutto per la sempre crescente debolezza che Prodi sta mostrando. Se infatti l'estate ci aveva regalato un professore in luna di miele con Bertinotti per garantirsi l'appoggio dell'ala dura della coalizione sapendo che Ds e Margherita, volenti o nolenti, avrebbero dovuto scendere a più miti consigli e mediare, ora il re appare veramente nudo. Prima l'imbarazzatissimo silenzio sul caso Unipol e sulla "questione morale", con Piero Fassino costretto a richiedere un intervento diretto dal candidato premier in difesa del partito di maggioranza relativa della coalizione, poi la decisione di Silvio Berlusconi di dare il proprio assenso a uno o più scontri televisivi con il candidato dell'Unione dopo anni di dinieghi. Segnale, quest'ultimo, che a sinistra hanno decodificato così: “Se Berlusconi, che teme lo scontro televisivo faccia a faccia come la morte, si è deciso a dare il proprio ok adesso, con ancora sette mesi di campagna elettorale prima delle politiche, è perché ha capito che Prodi non sarà il suo antagonista. Nessuno, in coscienza, pensa che un duello tra i due si terrà prima di gennaio-febbraio del prossimo anno e da qui ad allora il Cavaliere ha la quasi certezza che l'astro del Professore sarà tramontato del tutto. Quindi ha deciso di capitalizzare da subito il ritorno d'immagine che la coraggiosa decisione del dibattito gli offre, mostrandosi spavaldo e forte prima verso gli alleati riottosi che verso di noi, salvo poi scamparla visto che l'altro protagonista non ci sarà più. Se il cavallo cambia - e io ne sono certo - il ribaltone sarà subito dopo Natale”.
Come dire, usando un vecchio gergo calcistico, che Prodi mangerà sì il panettone come candidato leader, ma prima dell'Epifania potrebbe trovarsi con in mano solo del carbone e poco più. Berlusconi non aspettava altro, visto che sottotraccia esiste un partito trasversale formato dal Cavaliere, Fini e D'Alema che preme per eliminare del tutto le tossine anti-uninominale e accelerare il progetto di riforma presidenzialista. I continui richiami al proporzionale dei centristi da una parte, l'atteggiamento da opposizione interna della Lega Nord e i ricatti delle ali estreme della sinistra, infatti, hanno logorato i nervi dei tre policy makers nostrani, pronti a un compromesso ben più sostanzioso del "patto della crostata" per chiudere la stagione del maggioritario imperfetto e per segare le gambe a tentazioni neo-Dc e a partitini ricattatori che sopravvivono succhiando il midollo del 25 per cento di quota proporzionale.

In tal senso, sussurrano al Botteghino, “va letta anche la "pesca al tonno" posta in essere con le lusinghe all'Udc. Quella boutade sul possibile patto di desistenza da offrire a Marco Follini altro non è stato se non un gioco delle parti per elettrizzare ulteriormente il clima e costringere i protagonisti a venire allo scoperto: non per niente a quella "polpetta avvelenata" è seguita la secca e obbligata smentita di Follini, trovatosi però in un angolo di fronte agli alleati per timore di essere bollato come un nuovo Mastella. Il tutto, si noti bene, subito dopo che l'Udc aveva chiesto ufficialmente il ritorno al proporzionale come conditio sine qua non per correre all'interno della Casa delle Libertà alle prossime elezioni”. E la Lega? “La Lega non è un problema: non appena si renderanno conto che con la politica dell'opposizione interna si rischia la sedia, non ci metteranno molto a fare il salto della quaglia dentro Forza Italia. In Veneto stanno già lavorando da mesi a un progetto di "travaso" del genere, un'operazione benedetta dai vertici azzurri e condotta da personaggi di primo piano, i pezzi da novanta che - per dirla all'inglese - lavorano però in silenzio e behind-the-scenes. Sarebbe la Forza Italia del Nord, l'ala "dura" e territoriale del grande partito moderato: una sorta di dualismo Cdu-Csu come in Germania. Ti sembra fantapolitica? Aspetta qualche mese e vedremo”.
Ma perché farsi un giro sotto copertura nel mondo dell'Unione per farsi raccontare unicamente i fatti della CdL? “Per quanto riguardo l'Unione ho già detto tutto quello che dovevo dire: le carte, tranne l'ultima mano, sono già tutte in tavola. Secondo voi perché Prodi ha cominciato a parlare di programma, ha blandito pubblicamente Grillini sulla questione delle coppie di fatto ed ha accelerato i tempi in maniera sospetta visto che nella coalizione politicamente regna il caos e le primarie non ci sono ancora formalmente state? La sedia cigola, lo sa lui e lo sanno gli alleati. La battaglia, quella vera, è molto più importante: Quirinale, sistema elettorale, assetto politico ed economico del Paese. Cosa volete che freghi ai policy makers veri delle primarie? Contano come Miss Italia. Forse meno”.
 

Statement of a mission

“…Sempre dopo una disfatta ed una tregua, l’Ombra si trasforma e si ingigantisce nuovamente”.
“Avrei tanto desiderato che tutto ciò non fosse accaduto ai miei giorni!”, esclamò Frodo.
“Anch’io”, annuì Gandalf, “come d’altronde tutti coloro che vivono questi avvenimenti. Ma non tocca a noi scegliere. Tutto ciò che possiamo decidere è come disporre del tempo che ci è dato. E ormai i giorni cominciano ad apparire neri e foschi. Il Nemico sta diventando rapidamente molto forte. I suoi piani sono lungi dall’essere maturi, credo, ma sono già a buon punto. Dovremo lottare con accanimento…”

(J.R.R. Tolkien, Il Signore degli Anelli)
 

La clonazione coreana

Sul Corriere di oggi il paginone centrale [come Playboy…] è stato dedicato a Woo Suk Hwang, scienziato coreano considerato il “guru” delle cellule staminali. Nell’articolo si riprendono le definizioni con cui viene spesso apostrofato: “il mago che ridona la vita”, “l'uomo più importante di Corea”, “la speranza che arriva dall'Asia”, “lo scienziato del futuro”. Ma le parole da leggere con più attenzione e su cui occorre fare qualche precisazione stanno nell’ultimo paragrafo.
“Qui non è mai entrato un embrione”, dice Woo Suk Hwang indicando la porta chiusa. E spiega: “La nostra banca delle cellule staminali, come del resto tutte le ricerche precedenti, si basa su materiale raccolto da corpi di adulti, specie da sotto gli strati superficiali della pelle. E su questo punto non c'è problema neppure per il Vaticano. Quanto invece a quelle che vengono definite “cellule embrionali” occorre chiarire che le nostre non lo sono affatto. Perché noi interveniamo sulle cellule delle ovaie, ma mai fecondate da sperma maschile. Chiamo la nostra attività: trasferimento somatico sul nucleo delle cellule, perché mai in alcun caso vi è clonazione, né tanto meno fertilizzazione”. La sua definizione in merito è molto semplice: “La vita incomincia nel momento in cui lo sperma raggiunge l'ovulo femminile. Ma noi preleviamo le cellule staminali dall'ovulo che non è mai stato fecondato e neppure sfiorato da alcun spermatozoo”.

Le sue ultime parole sono molto belle: davvero la vita comincia al momento della fecondazione. Ma se guardate la figura che accompagna l'articolo, non notate la presenza di una enorme inesattezza rispetto alle sue parole?
Perché la clonazione da staminali si basa proprio sul procedimento descritto: si preleva una cellula adulta dal paziente, se ne trasferisce il nucleo con dentro il doppio corredo cromosomico e si inserisce (ci sono mille varianti, ma questo è il processo) in un ovulo dal quale è stato rimosso il nucleo. Poi si lascia che l’ambiente all’interno dell’ovulo riprogrammi il nucleo adulto, fino a farlo tornare a un potenziale di sviluppo simile a quello di un ovulo fecondato. Quando, sviluppandosi, lo zigote arriva allo stadio di blastocisti, le staminali embrionali possono venirne prelevate per ottenere linee cellulari in vitro. Questo è il caso della clonazione terapeutica, nel senso che l’embrione sacrificato deriva dalla cellula adulta donata dal paziente, mentre si parla di clonazione riproduttiva se il processo viene completato e dall’embrione si vuol far nascere un organismo completo.
Sfido chiunque a trovare la differenza tra il processo di clonazione terapeutica qui descritto (grazie, Angelo Vescovi) e quello utilizzato dallo scienziato coreano, perché sono esattamente la stessa cosa!
Inoltre, se come sostiene il dotto Woo Suk Hwang, la vita comincia con lo spermatozoo che raggiunge l’ovulo femminile, allora uno zigote è già vita. E il fatto che questi venga prodotto per clonazione e non per fecondazione non lo rende meno "vita", non cambia l’essenza delle cose. Anche un bambino può notare l’incongruenza del discorso.
“Nel caso di cellule umane non siamo mai intervenuti sugli embrioni”, “Qui non è mai entrato un embrione”…queste sono le parole di Woo Suk Hwang. Certo, gli embrioni da quella porta non entrano, vengono costruiti già all'interno tramite clonazione. Ma cosa risponde il nostro simpatico amico dagli occhi a mandorla? “Siamo contrari a qualsiasi tipo di clonazione umana. I nostri limiti morali ed etici sono rigidissimi.” Davvero?
 

Neo-cittadino di TocqueVille

Comunico con orgoglio la mia adesione a TocqueVille - La città dei liberi, aggregatore per blog liberali, conservatori, neoconservatori, riformatori e moderati (come dichiarato nelle sue "Istruzioni per l'uso"). Ho scoperto TocqueVille perché una buona parte dei blog che seguo ne è già un cittadino e penso di meritare anch'io un posto tra i grandi. Sperando che questa scelta favorisca la crescita del blog...
 

Catone e il relativismo

Premessa: a perorare la causa di Atene davanti al Senato romano sono stati inviati tre filosofi di cui uno, Diogene Babilonio, è uno stoico e quindi vicino al mondo spirituale romano; Carneade invece, il più famoso dei tre, s’era fatto un nome per l’abilità con cui sapeva dimostrare che la verità è indistinguibile dall’errore. Avversario di quest’ultimo è Marco Porzio Catone, grande difensore dei severi precetti del costume romano.
CATONE: Guardiamo le cose con realismo: sapete tutti che il filosofo Diogene Babilonio nelle dispute pubbliche con Carneade, è sempre soccombente. E questo delizia molto i giovani spettatori, i quali davanti alla prospettiva che la verità praticamente non esista, e che quindi essi possono fare tutto ciò che gli piace, si sentono estasiati. Vengono così avviati a diventare simili ai giovani greci, tutti imbattibili nelle chiacchiere, ma nella vita imbelli, tanto che a noi sono bastate due legioni: dico due sole legioni, per mettere in soggezione l’intera Grecia insieme con la Macedonia. Padri coscritti: volete che anche Roma si riduca in un simile stato? Io dico di no, e perciò chiedo che i tre avvocati di Atene siano molto rispettosamente salutati, e invitati ad andarsene subito. (Scena 182 - pag.386)
Corsi e ricorsi della storia…il brano tratto dal libro Catone l’Antico di Eugenio Corti (comunque in larga misura rispondente alla realtà) mostra come il pericolo del relativismo, sotto forma della molle cultura greca, imperversasse anche nella Roma repubblicana. I romani per fortuna avevano Catone, il quale almeno finché è stato in vita ha difeso la virtus romana con tutte le forze. Noi abbiamo Papa Ratzinger e Oriana Fallaci. Tuttavia sembra che la loro voce non sia altrettanto autorevole. Ciò che dobbiamo temere è che qualcun altro arrivi per sottometterci con le sue legioni [senza aquile, ma sotto il segno della mezzaluna…], mentre noi ci dilettiamo in chiacchiere!
 

Chiudete quella non-scuola!

Visto che proprio oggi sul Corriere ho letto di nuovi sviluppi del caso della “non-scuola” islamica di Via Quaranta, direi che prima di tutto è necessario ripassare un po’ la situazione (facendo riferimento soprattutto all'articolo apparso su Tempi num.39 del 22/09/2005). Prima di tutto, “non-scuola” perché mi rifiuto di chiamarla in altro modo e per giustificarmi, niente è più esplicito delle parole dell'assessore all'Istruzione di Milano, Bruno Simini: “Non abbiamo chiuso via Quaranta perché era una scuola, ma l'abbiamo chiusa per il motivo opposto: perché non era una scuola».

La vicenda ha inizio con quattordici anni di ritardo dalla sua origine e solo grazie all'articolo sul Corriere della sera di Magdi Allam che, il 30 agosto, ha segnalato che a Milano dei “predicatori-docenti fai da te” hanno organizzato “una scuola elementare e media a tempo pieno, che oggi vanta circa cinquecento iscritti e che da oltre dieci anni opera nel più assoluto arbitrio, senza autorizzazione né da parte dell'Italia né da parte dell'Egitto a cui fanno riferimento i testi adottati”. Allam chiede che si cominci “a far applicare la legge” chiudendo la madrassa. Da quel giorno ad oggi sarà un diluvio di dichiarazioni, ruotanti attorno al provvedimento del Prefetto Bruno Ferrante di dichiarare la scuola inagibile. I genitori e il direttore, Aly Sharif, chiedono “una sede provvisoria e poi la parità”. E nonostante da molte parti si levino grida di solidarietà [che trasformerei volentieri in grida di dolore], almeno una parte di istituzioni segue la linea dura; prima tra tutti il ministro dell'Educazione Letizia Moratti, convinta della necessità di chiudere la madrassa (“sono contraria a soluzioni che isolino gli studenti islamici”), in linea con la fermezza dimostrata l'anno passato (nel liceo di via Agnesi s'era cercato di costituire una classe di soli studenti islamici che provenivano proprio da via Quaranta). Sulla linea dell'intransigenza anche il sindaco di Milano, Gabriele Albertini (FI), e il presidente della Provincia, Filippo Penati (DS). Da ultimo anche Mario Scialoja, capo delle comunità islamiche d'Italia, s'è pronunciato: “Andava chiusa molto prima, la struttura sottraeva 500 alunni alla scuola dell'obbligo e se fosse successo in Francia sarebbe successo il finimondo”. Il vicepresidente al Parlamento europeo, Mario Mauro (FI), fa notare a Tempi che in questo clima, a metà tra il ricattatorio e l'omertoso, “risalta un paradosso: in Egitto o Tunisia il fenomeno delle madrasse è represso, da noi è tollerato. Nel caso di via Quaranta le istituzioni non sono rimaste indifferenti ed hanno così chiuso una scuola, legata ad una moschea indagata per legami con il terrorismo internazionale, che per dieci anni ha operato al di fuori di ogni regolamentazione didattica”.
Sopra tutte le altre svetta la voce forte di Magdi Allam, che continua la sua crociata [e noi lo ringraziamo!] perché al tavolo delle trattative con il prefetto sono stati ammessi Aly Sharif ed alcuni esponenti della moschea di viale Jenner. “È del tutto inaccettabile” dice Magdi Allam a Tempi. “Sharif è vicino all'imam Abu Imad e al presidente della moschea di viale Jenner, Abdel Hamid Shaari, responsabili della moschea italiana più collusa col terrorismo internazionale. La madrassa è nata dentro la moschea e poi, per problemi logistici e col beneplacito di ambienti della sinistra cattolica, si è trasferita nello stabile attuale. è paradossale che lo Stato italiano possa considerare interlocutori attendibili i gestori di un istituto illegale e i loro manovratori pluri inquisiti”. Allam nota il fatto che il centro adotti i testi del ministero dell'Istruzione egiziano e altri testi religiosi fortemente ideologizzati “che non sarebbero riconosciuti nemmeno in Egitto”. Sebbene Antoniazzi abbia garantito che la scuola sia nata in collaborazione con le autorità egiziane in Italia, per Allam “come mi è stato riferito dall'ambasciatore Helmy Bedeir, l'Egitto non ha nulla a che fare con questa iniziativa. Il ministero dell'Istruzione egiziano, ogni anno, sottopone gli studenti residenti all'estero a un esame personale presso il consolato, ma senza, con questo, voler avvallare alcuna scuola araba che operi al di fuori delle leggi del paese ospitante”. E quest’ultimo punto è fondamentale: sul Corriere di oggi sono state trascritte alcune lettere di lettori [ignoranti come capre] che chiedevano a gran voce il riconoscimento della “non-scuola”. Signori miei, non si possono paragonare le scuole straniere in Italia, come quelle francesi e americane con la situazione di Via Quaranta. Le scuole che voi citate [attenzione, in questo caso si può parlare di “scuole”], sono riconosciute: a) dallo stato che le ospita, in questo caso l’Italia, e sono comunque tenute a rispettare certe regole; b) dallo stato di origine, alle cui disposizioni in fatto di programmi e libri di testo si devono attenere. La “non-scuola” in questione invece non fa nulla di tutto ciò, anzi utilizza come libri di testo opere vietate nelle scuole egiziane ed agisce senza alcun riconoscimento da parte dello stato egiziano.

Concludendo, per ora, vi dico solo che i beceri che hanno organizzato questa farsa e i genitori di quei poveri ragazzi non hanno alcun diritto di chiedere un riconoscimento, essendosi posti fuori dalla legge italiana. E in quanto fuorilegge devono essere puniti, non gli deve nemmeno essere concesso di trattare. Riprendendo le parole dell’assessore Cimini, “Non si può andare avanti così. Non possiamo adeguare le nostre leggi alle loro esigenze, soprattutto se le loro richieste sono illegali. Che adesso, poi, con queste sceneggiate, cerchino una sponda nell'opinione pubblica affinché qualcuno, con la lacrimuccia al viso, tenga loro bordone, è inaccettabile. Non abbiamo chiuso via Quaranta perché era una scuola, ma l'abbiamo chiusa per il motivo opposto: perché non era una scuola”. Punto.