&uot andreagaschi.org

Rosy nel Pugno

Davvero "adulta" la cattolicissima Rosy Bindi, neo-ministro della Famiglia! Ieri in una sua intervista a tutta pagina sul Corriere dice "ora il mio essere credente è messo alla prova: dovrò trovare una sintesi fra i miei valori e il rispetto per il pluralismo e l'evoluzione della società, per le idee e le inclinazioni diverse". Tradotto in soldoni, dice di essere cattolica per portarsi a casa i loro voti, ma se il Papa in pochi giorni fa appello per ben TRE volte ai valori cristiani della famiglia tradizionale che deve essere difesa ad ogni costo, cosa fa? Lo ritiene non in grado di comprendere il "pluralismo e l'evoluzione della società", mentre lei è perfettamente in grado di decidere da sola, senza la guida di chi è più grande di lei. Proprio come un qualsiasi adolescente...cioè un soggetto che assume pose da adulto e pretende di essere trattato come tale senza esserlo.
Ma i PACS non le bastano, e interviene anche sulla legge 40. Dopo essersi resa protagonista della farsa di votare No al Referendum, sempre per difendere la sua posizione di interprete dei sentimenti cattolici mentre cercava di collaborare alla loro sconfitta, adesso parla della priorità di modificare la stessa legge che sosteneva di difendere.
Tutto questo in chiara contrapposizione con il leader del suo Partito, che ha difeso la legge 40 ed osteggia le unioni civili regolate dal diritto pubblico. Ma soprattutto con il suo essere cattolica.
 

Voto truccato? E la stampa tace…

Il colpevole silenzio quasi totale della grande stampa italiana continua, nonostante il 19 aprile scorso presso il Parlamento europeo a Bruxelles si sia tenuta una conferenza stampa sul voto degli italiani all’estero organizzata da Tempi, su invito degli europarlamentari Antonio Tajani e Mario Mauro.
Rodolfo Casadei, giornalista di Tempi, ha esposto i contenuti delle tre puntate dell'inchiesta e mostrato il video apparso su “Striscia la notizia”, ed erano presenti, tra gli altri, anche i corrispondenti dei maggiori quotidiani italiani. Risultato: il dossier è stato completamente ignorato dalla stampa italiana, mentre è andato nel telegiornale della tv belga. Onore invece ai giornalisti dell'Ansa e dell'Agi, del Foglio e di Radio 24, dell'Incudine e di Canale Italia che ne hanno riferito.
Occorre però fare il punto della situazione. La procura di Roma ha aperto un fascicolo dopo l'esposto presentato da alcuni eurodepudati della Cdl e dal ministro Mirko Tremaglia, che contiene l’inchiesta realizzata da Tempi e pubblicata per la prima volta sul numero 15 del 06/04/2006.
Rodolfo Casadei ha raccolto le testimonianze di diversi italiani che si sono visti sottrarre le buste contenenti la scheda elettorale dalla cassetta postale, o che hanno ricevuto richieste, talvolta anche pressioni, da parte dei Patronati per farsi consegnare la busta, sostenendo che avrebbero “fatto loro”. Franco Guicciardo, coordinatore della campagna per l'Udc a Montreal, annuncia di aver già presentato una denuncia al consolato italiano di Vancouver e alla Procura della Repubblica «nei confronti del Patronato Inca per continue violazioni del segreto del voto (...). I dipendenti del patronato non solo chiamano gli elettori, ma li esortano a portare le schede e ci penseranno loro a votare per il candidato Di Trolio, gestore dello stesso patronato». La tecnica preferita è quella del ricatto morale: fanno notare ai malcapitati elettori che LORO si sono dati da fare per farvi avere la pensione o che vi hanno fatto qualche altro favore. Ma non sono loro che danno la pensione agli italiano all’estero, è lo Stato italiano. E la pensione è un diritto, non un favore dei Patronati.

La seconda puntata viene pubblicata su Tempi numero 17 del 20/04/2006, e dopo il voto si moltiplicano gli esposti giudiziari dai quattro angoli del pianeta. In particolare proseguono le cause giudiziarie intraprese a Toronto e Vancouver dai combattivi esponenti dell’UDC in Canada.
Riporto di seguito un’estratto dell’articolo in cui un italiano residente in Colombia racconta la sua esperienza da elettore.
Esemplare il caso del signor Marco Di Nunzio, italiano residente a Cartagena (Colombia) che, ritrasferitosi nella natìa Torino, s'è visto arrivare il plico consolare per il voto all'estero, rispedito dopo essere stato inviato una prima volta all'indirizzo colombiano. Dentro, insieme al certificato e alle schede, c'era la pubblicità elettorale dell'Unione indirizzata agli italiani in America latina. Di Nunzio ha rispedito il plico dopo avere estratto il volantino e si è recato a fare un esposto alla Digos di Torino, anche perché gli era venuta in mente un'altra storia capitatagli in Colombia un anno prima, che a quel punto ha pensato bene di mettere nero su bianco. Di Nunzio ha denunciato l'anomala presenza di propaganda di parte dentro al plico consolare, ed ha aggiunto la storia che segue (che riportiamo con qualche correzione sintattica): «Il 31 maggio 2005 venivo contattato in Cartagena da ignoto di nome Francesco (italiano) residente in America meridionale appartenente all'Unione di Prodi, e dato che sono una persona abbastanza conosciuta negli ambienti italiani mi propose di candidarmi per loro dato che avevano dei grossi vantaggi politici. Dato che i miei princìpi politici sono il contrario dei loro ideali, ho accettato il gioco fingendomi interessato alla candidatura con il fine di scoprire delle eventuali irregolarità elettorali. Mi riferiva che aveva grossi contatti nelle ambasciate e consolati italiani in tutto il Sudamerica e aveva in modo particolare amici fra il personale civile dell'ambasciata. Il presunto Francesco mi riferiva che vi erano diversi modi per ottenere i voti, trattandosi di voto postale, ed era sicuro perché nessun italiano avrebbe scelto l'opzione di votare in Italia e la probabilità di reperire gli italiani residenti era bassissima. 1) allegare volantino elettorale insieme al plico elettorale per trarre in inganno l'elettore; 2) far finta di spedire il plico elettorale con impiegati compiacenti e ottenere le schede elettorali da rispedire; tanto al massimo, conoscendo l'irreperibilità degli italiani in Sudamerica, potevano dire che il pacco elettorale era andato perso ed era impossibile che andassero a votare in Italia».
Se questo Di Nunzio sia un mitomane o il primo coraggioso che si espone di persona perché venga a galla tutto il marcio che molti si accontentano di sussurrare all'orecchio chiedendo di non citare la fonte, questo prima o poi lo sapremo.
Resta comunque il fatto che non è il solo a denunciare brogli.
Nell’articolo vengono citati per nome e cognome altri cittadini italiani residenti in Svizzera e nel Regno Unito che hanno denunciato tali fatti anche alla magistratura.

Ultima puntata (Tempi num. 18 del 27/04/2006), finora.
Mercoledì 19 aprile, ore 19.30. Il telegiornale della prima rete nazionale belga annuncia che a Roma la Corte di Cassazione ha respinto i ricorsi della Casa delle Libertà e ha proclamato vincitore delle elezioni politiche Romano Prodi. Immediatamente dopo segue un servizio sul voto degli italiani in Belgio: «A Charleroi un italiano dice di aver filmato delle operazioni fraudolente». Vengono mostrate le immagini di un video amatoriale dove si vedono centinaia di buste consolari che contenevano i bollettini di voto gettate per terra in uno stanzone insieme a certificati elettorali privati del tagliando per il voto. La voce del giornalista in sottofondo commenta: «Le schede elettorali contenute in queste buste non hanno mai raggiunto i loro destinatari: sarebbero state rubate da simpatizzanti della lista di Romano Prodi. Questo è almeno ciò che afferma la persona che ha ripreso queste immagini in una residenza privata di Charleroi».
Seguono estratti di un'intervista al presunto autore del video, Sebastiano Scandereberg, esponente della Lista Tremaglia, che racconta di aver filmato le immagini in questione in casa di amici italiani di sinistra di cui si rifiuta di fare il nome, e rincara la dose accusando i partiti dell'Unione di aver rubato e comprato voti con l'assistenza dei socialisti belgi.
Il video amatoriale con le buste e i certificati di voto usati e una voce in sottofondo che denunciava furti di schede e compravendite di voti è stato trasmesso per la prima volta su 'Striscia la notizia' il 13 aprile scorso. Erroneamente come scena dell'evento veniva indicata Bruxelles. Nessuna reazione sui giornali italiani né il giorno seguente, né quelli successivi. Sul sito internet di Striscia la notizia il video può essere ancora rintracciato, ma inspiegabilmente l'audio è assente e l'immagine resta bloccata sui primi fotogrammi. Invece sul sito www.laltrasicilia.org, di proprietà del partito L'altra Sicilia che si è presentato da solo al voto nella ripartizione Europa raccogliendo poco più del 2 per cento dei voti sia alla Camera che al Senato, il video è tuttora visibile nella versione originale essendo stato linkato dal sito di Striscia.
Che anche il sopraccitato signor Scandereberg sia una persona coraggiosa che si esponge per far conoscere la verità o un mestatore che pesca nel torbido, al momento ancora non ci è dato saperlo. Tuttavia una menzione particolare va a Emiddio Bulla, residente a Basilea e candidato dell'Udc in Europa, che ha presentato un esposto-denuncia ai carabinieri di Como e un altro addirittura in Cassazione. Il signor Bulla gode di maggiore credibilità perché è l'unico che si autodenuncia nel momento in cui denuncia altri. Al punto 16 della sintesi del suo esposto si legge: «All'estero il voto è stato palese e non segreto. La gente che dimostrava affetto ha votato le schede in maniera palese dandoti la possibilità di contare i voti certi accumulati. Emiddio Bulla e Giuseppe Sterza ne hanno potuto contare circa 30.000. Trentamila voti spariti nel nulla». Il candidato dell'Udc si rivolge alla magistratura affermando che lui ed il suo entourage sono sicuri di essere stati truffati, perché hanno assistito personalmente alla compilazione di circa 30 mila schede con il voto di preferenza a favore, ma poi non hanno ritrovato tutti questi voti allo spoglio: «La segretezza del voto è a tutela di chi vota. Se costui decide di palesare il suo voto, io non ci trovo nulla di male. Ora se io voto la scheda di un altro, è reato. Ma se il titolare della scheda vota e ti mostra il suo voto, dal mio punto di vista non c'è reato. A Basilea ho visto coi miei occhi e contato 1.300 elettori che hanno votato Udc scrivendo il mio nome come preferenza, ma allo spoglio mi sono ritrovato con 340 voti di lista in tutto su Basilea! I nostri attivisti andavano a far votare parenti, amici ecc. E questi votavano apertamente davanti a te senza problemi. Ero sicuro di avere 30 mila preferenze soltanto in Svizzera, e invece alla fine me ne sono ritrovate 1.700 su tutta l'Europa!».
Al di là della stravagante interpretazione della segretezza del voto, la sua testimonianza di Bulla svela un sistema di raccolta dei voti all'estero che è difficile immaginare che sia stato praticato solo da lui e dal suo compagno di cordata Sterza. E inoltre apre il fronte, ancora tutto da indagare, della correttezza dello spoglio dei voti. Varie testimonianze affermano che si è svolto in una grande confusione presso le strutture di Castelnuovo di Porto.
Una circostanza molto seria che andrebbe verificata, denunciata dall'esposto di Emiddio Bulla, è che ben 115.000 plichi sarebbero stati eliminati per 'anomalia' alla busta prima ancora di arrivare ai seggi, quando la mattina del 10 aprile i cartoni piombati in arrivo da tutto il mondo sono stati dissigillati e il contenuto trasferito in sacche gialle che poi sono state portate ai seggi. I 38.500 plichi provenienti dalla Svizzera non ammessi allo spoglio di cui abbiamo scritto nel numero scorso apparterrebbero a questo gruppo. Questa semplice azione rappresenta una duplice violazione della legge, che stabilisce che lo scrutinio, compreso il dissigillo dei cartoni, cominci alle ore 15, in contemporanea cioè con lo spoglio nazionale, e che le schede possano essere annullate durante lo spoglio dal presidente di seggio, ma non certo durante un'operazione precedente.

Nonostante il silenzio della stampa, la catena di montaggio del voto è stata smascherata!